Buona festa della mamma!!!
Chi è.. LA MAMMA? Sono sicura che ognun* di noi ne ha una definizione ben chiara e specifica, per di più accompagnata da volti ben definiti, magari quello della propria madre, o di sé, o della propria nonna o suocera… Quel che è certo è che di generazione in generazione questa “figura” quasi mitologica ha assunto varie sfaccettature, trasformandosi e rimanendo uguale allo stesso tempo.
La funzione materna infatti non si esaurisce nel suo significato biologico ed evoluzionistico (benché alcuni potrebbero pensarla ancora cosí), ma assume innumerevoli significati simbolici.
Nella storia della psicologia [1] la madre è stata spesso additata come la responsabile di tutti i mali (e tutti i “beni”) della prole…. Col tempo le responsabilità sono diventate maggiormente condivise ma, ammettiamolo, questo pensiero (e tutte le aspettative e credenze legate ad esso) ce lo portiamo ancora dietro!
Si pensi alla teoria dell’attaccamento di Bowlby: la madre è la prima figura di affetto e di nutrimento, colei che protegge e segna la via…. Ma che potenzialmente potrebbe anche distruggerla.
Quanto potere all’interno di questo nome, “mamma“!
Il bambino nel vedere lo sguardo della madre guarda il mondo, egli non solo vede l’Altro nello sguardo materno, ma vede anche se stesso. Lo sguardo della madre può avere diverse valenze, infatti non c’è un modo univoco di essere madre ma esistono diversi modi di esserlo.
Giada Alberti – State of Mind – id articolo: 159410 (08/11/18) [2]
Si pensi al cinema, ad esempio, o alla letteratura. In quanti modi viene rappresentata la mamma? E quanto è determinante il suo ruolo per lo sviluppo del/la bambino/a?

Ho scelto 6 mamme del grande schermo, alcune sono tratte da storie vere, altre no. Non specificherò chi è funzionale o disfunzionale perché, dopo i titoli di coda, difficilmente troveremmo una distinzione così netta… Mi piace pensare che non ci siano persone giuste o sbagliate, ma più che altro comportamenti, atteggiamenti e scelte più o meno funzionali. Rispetto a sé, rispetto ai propri figli, rispetto al resto della famiglia e rispetto alla comunità che abitiamo.
Va ricordato inoltre che la mamma non è mai solo “la mamma”. Essa spesso è anche moglie, lavoratrice, figlia, sorella, amica, cittadina…. Ma soprattutto donna. Parlare di maternità significa quindi parlare anche di multitasking, di aspettative e di pressione sociale. Oggi è la festa della Mamma e la celebriamo, in tutte le sue forme.
La prima mamma cinematografica che ho scelto è una mamma in lotta con il mondo e con i suoi demoni, che non si da pace. In “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, Mildred (Frances McDormand) ha perso la figlia in modo violento. Angela una sera è uscita di casa (dopo aver litigato con lei) è stata stuprata ed uccisa ma la polizia locale non sembra essersi impegnata molto nella ricerca del colpevole. La cito perché ci mostra un lato della maternità che non vorremmo mai vedere, quello della perdita e dei sensi di colpa. Della rabbia, dell’angoscia e della disperazione… Ma anche della speranza, dura a morire.

La seconda mamma di cui vi parlo è la francese Vianne di Chocolat, interpretata da Juliette Binoche.
Una “donna in viaggio” che, accompagnata dalla piccola Anouk, sua figlia illegittima, arriva in un piccolo paesino della Francia anni ’60 (ma sarebbe potuto essere qualunque altro tempo e qualunque altro luogo) bigotto e perbenista. Con l’apertura della sua cioccolateria un vento di cambiamento comincia a soffiare in città, risvegliando le emozioni non solo dei cittadini, ma anche degli spettatori.
[3] FilmUP
La cito in questo elenco di mamme del cinema perché è un chiaro esempio di come il ruolo materno possa essere vissuto come un positivo “extra” e non come unica definizione di sé. Vianne è una donna curiosa, socievole, avventurosa, che adora la sua piccola donnina ma anche il resto del mondo.
Nel film poi c’è una scena interessante che ci ricorda il concetto di trigenerazionalità proposto da Bateson. Vianne sente che è ora di levare l’ancora ma la piccola Anouk non vuole lasciare il paese e i nuovi amici. Tra le due scoppia un litigio che finisce con la rottura dell’urna che conteneva proprio le ceneri della madre di Vianne, spirito nomade come lei. L’evento però prenderà la forma di un segnale e le due sceglieranno di rimanere, gettando le ceneri (ed i fantasmi del passato) fuori dalla finestra…. 3 donne, 2 mamme, 3 figlie.

Passiamo all’horror: le mamme “strambe” di Hereditary.
Tutta la storia ruota attorno alla famiglia Graham: una famiglia a pezzi, così ce la mostra il lutto che apre il film. Annie, figlia della defunta, è divorata da una battaglia interiore: c’è il rancore verso una madre stramba che vede come l’origine di tutte le sventure familiari, ma allo stesso tempo il rimpianto per un rapporto mai risolto. Per non parlare di quella terribile, costante sensazione di impotenza nell’appropriare a sé stessa colpe indefinite.
[4] sentieri del cinema
In questo film agghiacciante la figura della madre è ultra-vulnerabile. Toni Collette interpreta magistralmente una donna a pezzi, ansiosa e impaurita. Una madre ed una figlia imperfetta – in costante struggimento. La cito perché fa paura e genera empatia al tempo stesso. Una mamma che non sa come fare la “brava mamma”, in costante confronto con la figura materna della sua infanzia.


Cos’hanno in comune LaVona Fay Golden e Alice Ward? Sono due mamme (e manager) di atleti, realmente esistite, realmente disfunzionali. La prima è stata la madre di Tonya Harding, ex pattinatrice olimpica statunitense. Fredda e totalmente distaccata da un punto di vista emotivo; svalutante nei confronti della figlia (abusandone anche fisicamente e verbalmente nel corso della sua infanzia). Non è una mamma che fa piacere chiamare come tale, giusto? Eppure, nel mondo, esiste anche questa realtà. Non la nomino per dire “mostro” ma per sottolineare l’importanza delle cure materne ed il bisogno esistenziale di essere amati – come figli ed individui. Il potere e la responsabilità dietro la parola mamma è anche questo. Alice Ward, forse non è stata così “critica” nei confronti dei suoi figli (ex pugili americani) ma ha senz’altro messo le basi per una dinamica altrettanto disfunzionale.
Sembra una situazione senza via d’uscita, nella quale il bambino non è mai diventato uomo ed è rimasto schiavo della figura materna. (….)
L’ombra della famiglia. Film: The Fighter – Giulia Regoli (Human Trainer.com)

Concludiamo con qualcosa di un po’ più easy: un musical con un nome che è tutto un programma, “Mamma mia!”, così come il nome della protagonista “Donna”! Meryl Streep interpreta la mamma di Sophie (Amanda Seyfried) che gestisce un hotel in Grecia, attorniata da amiche canterine ed un passato malinconico. Questa mamma è l’emblema della gioia di vivere, della spensieratezza e del fatto che le mamme, prima di essere tali, sono donne, amiche, amanti e…..
Quali altre mamme vi vengono in mente?
Nel frattempo, stringete la vostra mamma oggi, se potete, dedicatele il vostro pensiero … celebratela con tutti i suoi lati positivi e negativi, unica! forte! incredibile! Buona festa della mamma!
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Spunti di riflessione ed approfondimento:
[1] La mamma è sempre la mamma, anche per la psicologia: non lasciamola sola https://www.linkiesta.it/2015/05/la-mamma-e-sempre-la-mamma-anche-per-la-psicologia-non-lasciamola-sola/
[2] https://www.stateofmind.it/2018/11/funzione-materna-simbolica/
[3] http://filmup.com/chocolat.html
[4] htttp://www.sentieridelcinela.it/hereditary-le-radici-del-male/