A volte, un po’ all’improvviso, mi vengono in mente dei motivetti o delle strofe di canzoni.
I miei compagni/colleghi di training a volte mi prendono in giro perché mi metto a cantare dal nulla in risposta a qualcosa che dicono o fanno.
All’inizio ci davo poco peso poi, nell’ultimo periodo – anche grazie/a “causa” di un seminario del dott. Giuseppe Ruggiero sulla musica nel lavoro terapeutico – ho cominciato ad osservare con più attenzione i nessi musicali che il mio cervello produceva….
Mi capita dopo aver incontrato un paziente o dopo essere uscita dalla mia psicoterapia personale. O ancora, dopo aver letto un capitolo di un libro o aver finito un film. Mentre termino una giornata particolarmente stressante o parlo con una persona.. etc, etc.
Mi piacerebbe cominciare una rubrichetta aggiuntiva qua sul blog e su instagram: dopo i film e i libri, mo’ ve tocca pure la musica… si salvi chi può! Cominciamo con questo pezzone qui:
Stevie Wonder – Don’t you worry about a thing.
Don’t You Worry ‘Bout a Thing è una canzone scritta, prodotta e registrata da Stevie Wonder nel 1973, pubblicata come terzo singolo estratto dall’album Innervisions.
Testo:
Everybody’s got a thing
But some don’t know how to handle it
Always reachin’ out in vain
Just takin’ the things not worth having
But don’t you worry ‘bout a thing
Don’t you worry ‘bout a thing, mama
‘Cause I’ll be standin’ on the side
When you check it out, oh
They say your style of life’s a drag
And that you must go other places
Just don’t you feel too bad
When you get fooled by smiling faces
Don’t you worry ‘bout a thing
Don’t you worry ‘bout a thing, baby
‘Cause I’ll be standing on the side
When you check it out
When you get off your trip
Don’t you worry ‘bout a thing
Don’t you worry ‘bout a thing
(Come on)
Everybody needs a change
A chance to check out the new, yeah
You’re the only one to sees
The changes you take yourself through
Oh-oh-oh-ooh-oh-oh-oh
Don’t you worry ‘bout a thing
Don’t you worry ‘bout a thing
Don’t you worry ‘bout a thing
Don’t you worry ‘bout a thing

Non sto ad annoiarvi spiegandovi come e perché mi è balenata in testa ma vi consiglio di ascoltarla per alcuni motivi:
- È un chiaro invito a prendere le cose… con calma!
- Il brano inizia con Stevie Wonder che (prima di cominciare a cantare) prende bonariamente in giro chi “se la tira” per aver viaggiato il mondo, aver avuto mille esperienze esaltanti… riempiendosi la bocca di parole straniere ma ben poco da raccontare.
- Proseguendo nelle strofe, si invita poi l’ascoltatore a non dare troppo peso al giudizio altrui ma di concentrarsi su ciò che realmente gli sta a cuore.
- Stevie Wonder canta “everybody needs a change (…) you are the only one to see the changes you take yourself through”. Tutti hanno bisogno di cambiare ma il vero cambiamento avviene dentro di noi e non è legato a qualcosa di esteriore/esterno.
- Infine: …se vorrai cambiare, io ti sosterrò. Non preoccuparti, io sarò qui di fianco a te. Il supporto psicologico in chiave di Mi bemolle (…questa l’ho dovuta chiedere al musicista di casa!).
Questa canzone, inoltre, è utilizzata in una scena stupenda di uno dei miei film preferiti: il lato positivo (regia di David O.Russell).

La pellicola parla dell’incontro/scontro tra Pat e Tiffany, interpretati magistralmente da Bradley Cooper e Jennifer Lawrence. Pat ha un disturbo bipolare ed è appena stato dimesso dall’ospedale dopo 8 mesi di ricovero. In seguito ad un patteggiamento della pena che avrebbe dovuto scontare, è ora affidato alla custodia dei suoi genitori, che, nel tentativo di aiutarlo a rimettersi in sesto cercano di condividere con lui la passione di famiglia per la squadra di football dei Philadelphia Eagles. Nel frattempo, però, conosce Tiffany, giovane vedova anche lei sotto psicofarmaci, con cui decide di accettare una sfida… di ballo!
In questa scena la canzone è perfetta perché segue il tema che si sta pian piano facendo sempre più chiaro nel corso del film: Pat ha mille preoccupazioni ma deve iniziare a sciogliersi, a lasciarle andare, (E AD AFFIDARSI!!!) per rendersi conto di ciò che realmente sta di fronte a lui: il presente (vulnerabile, incerto eppure così accogliente) non più il passato. Un ballo a due che riscalda e diverte.
A presto,
Dott.ssa Lucrezia Arienti