Crisi, ansia... e resilienza · Film e serie tv

Gli spiriti dell’isola: solitudine e isolamento

Ieri sera ho visto al cinema “Gli Spiriti dell’Isola” (titolo originale: The Banshees of Inisherin) di Martin McDonagh, regista di altri film che vi consiglio come In Bruges o Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Questo film irlandese ha ricevuto nove candidature ai premi Oscar 2023 ed è stato quello che ne ha ricevute di più ai Golden Globe 2023, ben otto.

Ve ne parlo sul blog perché l’ho trovato molto psicologico e mi piace utilizzare le metafore visuali per parlare di salute mentale.

Prima di tutto, la trama: siamo nel 1923 e ai confini dell’isola si sta svolgendo la guerra civile irlandese. Colm e Padraic sono due migliori amici che vivono una vita piuttosto ordinaria a Inisherin. La loro lunga amicizia s’interrompe bruscamente da un giorno all’altro senza apparente motivo, a causa del rifiuto di Colm di frequentare di nuovo l’amico. Padraic non riesce ad accettare la cosa e tenta in ogni modo di farsi spiegare i motivi di questo gesto, coinvolgendo anche la sorella Siobhán e gli altri amici comuni del pub che i due frequentano ogni giorno….

Cosa c’è di psicologico?

In primo luogo c’è un luogo (sì, è un gioco di parole) significativo: siamo su un’isola. Già questo ci fa pensare al tema dell’isolamento, oggi molto diffuso anche in posti meno remoti e più affollati.

I due protagonisti lo vivono in maniera diversa. C’è chi gode del silenzio e della quiete che lo spazio vuoto intorno a sé crea e c’è chi invece ne soffre terribilmente. Si può essere soli o sentirsi soli. Sono due condizioni a volte molto diverse.

All’isolamento si lega infatti il tema della solitudine. Ci sono casi in cui le circostanze della vita portano a ritrovarsi senza amici, senza legami significativi o una rete sociale adeguata; lo vedo molto al centro diurno dove lavoro come psicologa o anche in studio con alcuni pazienti “fuori sede”. L’isolamento però talvolta coincide anche con la sensazione di non aver nessuno accanto a sé, nonostante ci troviamo in compagnia: sentirsi annoiati, insoddisfatti, fondamentalmente soli anche se non lo siamo. A volte è una condizione temporanea, di passaggio, magari dovuta ad eventi di vita come la perdita di una persona cara, un trasferimento o un cambio di routine, altre volte invece è conseguenza del bisogno di allontanarci dagli altri perché ci sentiamo inadeguati o incompresi.

La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi.

(José Saramago)

Numerosi studi [1] dimostrano come la solitudine sia una condizione sempre più diffusa. L’Italia, ad esempio, è uno dei Paesi dove ci si sente più soli in Europa. “Gli spiriti dell’isola“, anche grazie ad alcune scelte narrative un po’ grottesche, ci fa entrare dentro questo tormento e ci emoziona tra risate e lacrimucce. Ma non finisce qui… i due protagonisti, coinvolgendo anche altri personaggi, ci regalano molte altre riflessioni. Cito un commento letto su mymovies.it :

La solitudine può portarci alla follia e rivelarci un mondo vuoto che tocca a noi saper riempire di  senso. Una  follia che diventa salvifica capace di svegliarci dal torpore. Ci dice che noi  tutti insieme siamo i costruttori della nostra verità . Non esiste nessun disegno da scoprire là fuori nell’Universo. Abbiamo solo la nostra esperienza come strada da seguire“.

Mymovies.it

Un tema trattato nel film è infatti quello della ricerca di senso nella vita.

La vita a volte sa essere davvero noiosa, diciamocelo. “L’accumulo di noia perenne causa malessere profondo. In un caso sfocia in autodistruzione, nell’altro nel voler distruggere. In entrambi i casi nell’amore per l’alcool, unico ritrovo del sè”[2]. Anche questo mi ha fatto pensare molto a ciò che vedo al Centro Diurno e talvolta in studio. Colm (l’amico che decide di interrompere l’amicizia tra i due) è annoiato, sì, ma non solo: è anche un po’ più anziano di Padraic e probabilmente inizia a veder arrivare il declino della sua vita passata tra le verdi colline irlandesi. Si domanda: cosa lascio di me qua? Chi si ricorderà di me quando non ci sarò più? Inizia a comporre musica, sfrutta il nuovo tempo libero (dall’amico) per creare qualcosa da lasciare ai posteri. Parliamo quindi anche di passaggi evolutivi.

“Il passaggio-transito della morte costringe la generazione che si avvicina a ricapitolare la vita trascorsa, a ricostruirne in qualche modo il percorso, a ri-conoscere ciò che si è ricevuto e dato, le gioie e i dolori, i successi e i fallimenti (…) Erikson (1982) ha ben descritto il conflitto specifico di questa fase della vita tra tendenza a tenere le cose insieme (“integrità”) e cedimento alla disperazione e al disprezzo, e ha sottolineato l’importanza di conservare una funzione generativa anche nella fase finale dell’esistenza” [3].

Ecco perché Colm si focalizza così tanto sul suo amato violino e sul “passaggio di consegne” ai musicisti dell’isola, gli unici che portano un po’ di vitalità al pub del Paese.

Altro tema psicologico nel film di Martin McDonagh? La depressione! Citata dai personaggi stessi, viene in realtà negata da Colm (“non è che mi eviti perché sei depresso?” gli chiede Padraic). Eppure la ritrovo nelle figure delle Banshee irlandesi, creature leggendarie della mitologia scozzese e irlandese, cui fa riferimento il titolo originale. Secondo la leggenda le banshee non si mostrano mai agli esseri umani, con l’eccezione di coloro che sono prossimi alla morte e a cui giunge tale presagio….. Siete ancora qui? Correte al cinema!

Se ancora non vi ho invogliato ad andare al cinema vi lascio un altro piccolo gioiellino: la scena in cui Dominic (personaggio tenero e goffo, strambo) offre goffamente il suo amore a Siobhán (la sorella di Padraic), pur sapendo che sarà rifiutato. Vi spezzerà il cuore. “Be’, il sogno è svanito”.

Per approfondire:

[1] Do Europeans feel lonely?

[2] Gli spiriti dell’isola The Banshees of Inisherin. Il dramma della noia.

[3] Il famigliare. Legami, simboli e transizioni. Eugenia Scabini, Vittorio Cigoli. Raffaello Cortina Editore, 2000.

Trailer del film:

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