Crisi, ansia... e resilienza · dare un nome alle cose · Film e serie tv

Diamo un nome alle cose: l’ansia.

Ad alcuni di voi il titolo di questo post sembrerà strano, eppure quando ho cominciato a scrivere su questa piattaforma lo facevo con il non-nome “progettosenzanome“. Prima di diventare psicologa ho creato questo blog (ed il relativo profilo instagram) perché avevo bisogno di un posto dove esprimermi, un luogo in cui cavalcare l’ansia legata al rito di passaggio per eccellenza per noi psicologi: l’Esame di Stato! E così ho cominciato a scrivere articoli man mano che studiavo per le prove teoriche… ed il titolo era spesso questo: “diamo un nome alle cose“.

Ormai 4 anni dopo, eccoci qua: psicologa regolarmente iscritta all’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna ma ancora con il piacere di studiare e divulgare. Oggi vorrei “dare il nome” ad una cosa che in realtà in tanti nominano ma forse non tutti hanno veramente chiaro cosa sia: l’ansia. Credo, per esempio, che l’80% dei miei pazienti, ad oggi, sia arrivato in studio con una domanda legata all’ansia. “Dottoressa, io soffro d’ansia”, “dottoressa, io avrei bisogno di una mano per gestire l’ansia”, ‘dottoressa, ci sono alcuni giorni che proprio non so come fare, sono ansioso per tutto”, e via dicendo. Il fatto è che in realtà viene spesso utilizzata come macro-etichetta per descrivere tanti tipi diversi di malessere ed agitazione che nel corso delle sedute riusciamo a delineare meglio.

Quindi: cos’è l’ansia?

“Misterioso omicidio a Manhattan”

L’ansia è paura?

Se pensiamo ad un soggetto ansioso, effettivamente, ci viene subito in mente qualcuno di molto simile a Woody Allen nella clip precedente: agitato, con difficoltà di concentrazione, sudato e in iperventilazione. Ad un occhio inesperto potrebbe sembrare semplicemente un uomo molto spaventato… ma l’ansia è sinonimo di paura? Seppur condividano aspetti simili dal punto di vista fisiologico, la paura può essere descritta come una reazione emotiva ad un pericolo reale ed immediato, mentre l’ ansia è una reazione emotiva ad una minaccia futura percepita [1]. Nella prima condizione quindi vi è un “oggetto” della preoccupazione, nella seconda no (o non ancora). Potremmo inoltre dire che la paura è un’emozione primaria (facilmente riconoscibile attraverso le espressioni facciali come la tristezza, la gioia, il disgusto o la rabbia), mentre l’ansia è un’emozione secondaria, più complessa da riconoscere da parte di un osservatore esterno (parte dall’emozione primaria ma si costruisce in relazione alla storia di sviluppo e di crescita della persona e dalle interazioni di essa con la realtà circostante).

Sia ansia che paura possono essere “adattive” e non per forza patologiche. Se considerata semplicemente come un segnale di all’erta, l’ansia può essere infatti molto utile. La mia insegnante di canto, quando andavo al liceo, mi diceva sempre: “se sali sul palco e non sei in ansia, canti male!”. Se non è spropositata, l’ansia mette in guarda e prepara l’individuo a prendere le misure necessarie per prevenire la minaccia o ridurne al minimo le conseguenze. Pensate agli esami universitari: se non foste preoccupati dall’idea di non passarli, studiereste allo stesso modo? “Preoccuparsi di ciò che accadrà in futuro può portare a un pensiero altamente creativo. Le soluzioni dei problemi sono il prodotto stesso di una preoccupazione” [2].

Sul tema vi lascio qui una piccola clip tratta da un’intervista di Alessandro Masala a Daria Bignardi :

L’ansia diventa “patologica” quando è sproporzionata e comporta l’attivazione di un sistema di aspettative irrealistiche o catastrofiche. L’individuo, di conseguenza, mette in atto comportamenti disadattivi: ad esempio, inizia ad evitare tutte quelle situazioni che sembrano provocare tale stato di incertezza, perdita di controllo o impotenza.

Nel DSM5 sono presenti diversi disturbi d’ansia:

  • Disturbo d’ansia da separazione (ansia legata alla separazione dalle / perdita delle figure di attaccamento: sono presenti paure o ansie relative ad incidenti / eventi che possono capitare alle figure di attaccamento e vi è una forte riluttanza a ad allontanarsi da esse. Spesso i sintomi si sviluppano in età infantile ma possono essere espressi anche in età adulta);
  • Mutismo selettivo (costante incapacità di parlare in determinate situazioni sociali in cui ci si aspetta che si parli, es. scuola, anche se l’individuo è capace di parlare in altre situazioni);
  • Disturbo d’ansia sociale o fobia sociale (l’individuo è ansioso o ha paura di situazioni che coinvolgono la possibilità di essere esaminato, perciò le evita. Ad esempio quando mangia o beve, si esibisce davanti agli altri o semplicemente è al centro dell’attenzione. La paura è legata all’essere giudicato, umiliato, rifiutato o essere messo in imbarazzo);
  • Fobie specifiche (di solito circoscritta ad un oggetto/situazione specifica. Le più comuni sono la paura di volare, la paura di animali specifici, la paura del sangue o degli aghi, la claustrofobia e l’agorafobia);
  • Disturbo d’ansia generalizzato (si veda approfondimento successivo);
  • Disturbo da panico (si veda approfondimento successivo).

IMPORTANTE → L’ansia di per sé può essere una componente di molte altre condizioni mediche e di altri disturbi mentali ,soprattutto i disturbi dell’umore (vedi il post “diamo un nome alle cose: la depressione“).

Disturbo d’ansia generalizzato:

Faccio un approfondimento su questo disturbo essendo uno tra i più frequenti, colpisce infatti circa il 3% della popolazione [3]. Diversamente dagli altri disturbi d’ansia, qui l’oggetto della preoccupazione non è praticamente mai definibile, il paziente infatti ha tante preoccupazioni che spesso cambiano nel tempo. Le sue ansie più frequenti riguardano le responsabilità lavorative e familiari, la salute, la sicurezza, ma anche cose più “semplici” e “banali” come ad esempio le faccende domestiche o le routine legate all’automobile. Per diagnosticare questo disturbo è necessario che vi sia ansia e preoccupazione eccessiva, inerente a diverse attività o eventi, la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi [1]. L’individuo ha difficoltà a gestire queste preoccupazioni ed esse sono associate a 3 (o più) dei seguenti sintomi: irrequietezza, facile affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, tensione muscolare, alterazione del sonno.

Disturbo da panico:

Tratto singolarmente anche questo disturbo essendo tra i più “parafrasati” nella vita di tutti i giorni. Chiariamo subito: se ho un attacco di panico ho un disturbo di panico? No! Gli attacchi di panico possono manifestarsi nell’ambito di qualsiasi disturbo d’ansia. Non solo, possono verificarsi anche in soggetti affetti da altri disturbi psichiatrici (come la depressione) o in persone senza diagnosi. Cos’è un attacco di panico? è un evento / episodio caratterizzato dall’insorgenza di un fortissimo ed improvviso senso di paura, disagio ed ansia accompagnato da sintomi sia emotivi (es. paura di perdere il controllo, di morire o di impazzire, derealizzazione, depersonalizzazioe) che fisici (es. dolore al petto, vampate di calore, sudorazione, iperventilazione, tachicardia, tremori, nausea, dolori addominali, senso di soffocamento, vertigini, svenimento, formicolii o intorpidimento). Possono essere inaspettati o dovuti ad eventi particolarmente stressanti/traumatici. La durata dell’attacco di panico è generalmente breve ma può variare da persona a persona. Vi metto qui un video che da un esempio perfetto:

Gli attacchi di panico si verificano, ogni anno, in circa l’11% degli adulti [3]. Quando non restano “episodici” ma diventano frequenti si parla di  disturbo da panico che consiste nella preoccupazione di avere altri attacchi di panico e/o nella modifica del proprio comportamento per evitare di averli (es. si evitano situazioni triggeranti). Il disturbo da panico interessa il 2-3% della popolazione[3] e va trattato in un percorso di psicoterapia.

Come solito, chiudo il post con alcuni consigli cinematografici. Qui sotto trovate 3 film che, secondo me, mostrano molto bene quanto esposto fin qui:

IO E ANNIE – Woody Allen

Come anticipavo poco più su, Woody Allen – essendo ansioso lui stesso – ha fatto della nevrosi ed in particolare dell’ansia il perno dei suoi film. In Io e Annie (1977) è ben rappresentato il disturbo d’ansia generalizzata. Alvy è molto insicuro nei rapporti interpersonali e decisamente catastrofista rispetto alla vita.

Annie: Vai dallo psichiatra?
Alvy: Sì, da 15 anni soli.
Annie: 15 anni?!
Alvy: Sì. Gli concedo un altro anno, poi vado a Lourdes.

Il favoloso mondo di Amelie – Jean-Pierre Jeunet

In questo film del 2001, Audrey Tatou interpreta una ragazza timida circondata da una miriade personaggi ansiosi (potete osservare sintomi fobici, ossessivi ed ipocondriaci). Amelie Poulain “passa la vita a giocare da sola convivendo con la paura manifesta di costruire relazioni con gli altri osservando ogni minuzioso dettaglio della gente comune che vive intorno a lei” [4].

Raymond: “Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò si lanci, accidenti a lei!”.

FRANK- Lenny Abrahamson

Domhnall Gleeson interpreta un giovane musicista che si unisce ad una band il cui frontman è il misterioso ed enigmatico Frank, un genio della musica che indossa costantemente una maschera di cartapesta. “Frank è una persona pura ma tale purezza è anche il suo più grande limite e causa di immensa fragilità dal momento che non gli permette di negoziare con gli altri e con la società circostante. Nonostante soffra di ansia (…) è un musicista meraviglioso e tramite la musica riesce a trasmettere le sue emozioni” [5]. 

Li avete visti? Ne avete altri da consigliare? … arrivederci al prossimo post!

Dott.ssa Lucrezia Arienti

  • Se hai bisogno di aiuto per gestire o capire la tua ansia, possiamo cominciare un percorso di supporto psicologico… contattami!

Per approfondire:

[1] DSM-5. American Psychiatric Association. Raffaello Cortina Editore.
[2] Psichiatria psicodinamica. Quinta edizione basata sul DSM-5. Glen O. Gabbard. Raffaello Cortina Editore.
[3] Panoramica sui disturbi d’ansia.
[4] IL FAVOLOSO (E ANSIOSO) MONDO DI AMÈLIE CI INSEGNA COME COMPRENDERE E SUPERARE L’ANSIA
[5] FRANK (filmTV.it)

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